OSSERVAZIONE (parte 1)
L'osservazione è un'abilità che ci consente di cogliere la realtà in modo più oggettivo. Attraverso di essa noi influenziamo la qualità della nostra vita e ogni possibile relazione col mondo.
Cerchiamo di liberarci dalla convinzione di sapere già cosa significhi “osservare”, perché noi non lo sappiamo; sappiamo muovere gli occhi, cogliere qualcosa... ma nel nostro lavoro parliamo di osservazione cosciente.
L'osservazione è l'ordine con il quale percepiamo noi stessi, la realtà e gli altri.
Come possiamo dunque essere certi di saper osservare?
In realtà, quando guardiamo un qualsiasi fenomeno, siamo portati a darne una valutazione soggettiva, basata sulle nostre opinioni personali. Questo processo è talmente rapido che sovente non ci rendiamo nemmeno conto che accade, scambiando le nostre valutazioni per una reale osservazione.
La vera osservazione invece si articola in tre stati di consapevolezza, ognuno dei quali genera effetti diversi sull'osservatore, conducendolo ad una percezione sempre più profonda della vita e della realtà. Lo stato di massima sintesi dell'esperienza si ottiene nella terza osservazione.
Tuttavia, prima di poter parlare dei tre stati dell'osservazione, dobbiamo chiarire i presupposti e il linguaggio su cui si poggia tale abilità.
Cominciamo con il porci una domanda: “Che cosa non è osservare?”
Possiamo affermare senza alcun ragionevole dubbio che osservare non è interpretare. È importante non confondere l'osservazione con l'interpretazione, e per fare questo dobbiamo comprendere i due diversi processi su cui poggiano queste abilità ben distinte.
PRIMO PUNTO
Osservazione: utilizza la descrizione Interpretazione: utilizza il giudizio
Descrivere un fenomeno significa registrarlo per ciò che di esso osserviamo, senza trarne conclusioni. Giudicare un fenomeno significa invece fornire un'interpretazione personale di quanto vediamo.
SECONDO PUNTO
Osservazione: si avvale di dati oggettivi Interpretazione: si avvale di dati soggettivi che vengono da noi
Oggettivo è ciò che è! Soggettivo, invece, è il bisogno di trovare un significato per ciò che guardiamo. Arriviamo al punto di aggiungere o togliere tutto quello che non è coerente con la nostra interpretazione dei fatti. Quando siamo nella soggettività invece, sentiamo questo costante bisogno di trovare un significato per ciò che guardiamo, al punto di aggiungere o togliere tutto quello che non è coerente con la nostra interpretazione/ proiezione/aspettativa dei fatti.
TERZO PUNTO
Osservazione: guarda al “come” avviene - cioè al come accadono le cose. Interpretazione: guarda al “perché”
L'osservazione guarda al “come” avviene un fenomeno, l’interpretazione si occupa invece del “perché” esso avviene. L'osservazione non va a spiegare le cause dei fenomeni osservati, ma va a registrarli semplicemente per quello che appaiono. Il giudizio è sospeso.
(continua) |