KARMA, LIBERTÀ E LIVELLI DI COSCIENZA
Uno può fare solo ciò che può fare, momento per momento, qui e ora, e solo per dove si trova a livello di coscienza, mentre tutto il resto è sogno, illusione.
Se fosse stato possibile nel passato fare le cose diversamente, le avremmo fatte. E se non le abbiamo fatte, questo significa che in quel momento, in quello stato, in quella condizione, non era possibile essere diversamente e, quindi, scegliere di fare diversamente.
Dunque, possiamo desumere che non ha molto senso lamentarsi per ciò che è stato... e questo vale anche per il momento presente.
Possiamo fare solo ciò che possiamo fare. Per cambiare il nostro fare, noi dovremo prima cambiare lo stato del nostro Essere. Più diventeremo coscienti, meno condizionati, più svegli, e più potremo fare.
Ma se non siamo liberi dentro, consapevoli di noi stessi, allora noi non potremo fare come penseremo di poter fare.
La libertà di scelta è una mera illusione quando siamo sotto il potere ipnotico del sonno, dei condizionamenti, delle paure, delle menzogne, del sistema di credenze famigliari e sociali, dello stato di identificazione e dell’immaginazione automatica, perché sono questi fattori a decidere per noi.
Quindi, per liberarsi, il primo passaggio non è credere che siamo condizionati, perché credere è solo un altra forma di sonno ipnotico; serve vedere realmente quanto siamo influenzati e condizionanti da ogni cosa, serve vedere coi propri occhi, serve realizzarlo di persona, fino a rimanerne sconvolti. Solo allora noi saremo pronti a passare dalla teoria alla pratica.
Il senso di urgenza sorge solo in coloro che cominciano a vedere se stessi per ciò che realmente sono.
Ed è compito dei “limitatori psicologici” quello di aiutarci a giustificare e a razionalizzare la nostra condizione di ipnosi consensuale in modo che noi possiamo continuare a dormire beati e tranquilli e non svegliarci mai, convincendoci allo stesso tempo di essere già liberi, già coscienti, e già capaci di amare.
il criceto dovrà prima rallentate la sua corsa sulla ruota e poi scendere per cominciare a guardarsi intorno, e solo allora, smettendo di correre come un matto, egli realizzerà che la sua ruota, ed egli stesso, si trovano all’interno di una gabbia... prima non lo poteva vedere.
Finché si corre a destra e a manca, è praticamente impossibile osservare e comprendere la propria condizione. Ma, allo stesso tempo, fermarsi per osservare è ciò che ci spaventa di più.
Realizzare che non si sta andando da nessuna parte, e che ogni cosa che vediamo e che incontriamo sulla ruota continuerà a ripetersi all’infinito, a dispetto della nostra paura di guardare... questo è un grande passo in avanti.
È Il nostro correre inconsapevole che dà forza al movimento rotatorio della vita: karma. Energia cinetica...
Di fatto... Stiamo correndo sul posto, davanti ad uno schermo cinematografico tridimensionale, con un film che viene proiettato alle nostre spalle, e che quindi non vediamo... nel buio della sala. Siamo immersi in una falsa realtà fatta di impressioni passate, abilmente montate su pellicola dai nostri meccanismi inconsci.
Ecco l'importanza del rallentare, del silenzio, dell’osservazione, dello stato di presenza, della condizione del ricordo di sé.
Svegliarsi comincia con l’accendere la luce nella sala cinematografica (portare la luce della Coscienza all’interno di noi stessi) e realizzare la presenza del proiettore, dello schermo, della condizione di buio interiore, della bibita e del pop-corn, e di noi stessi che siamo totalmente presi ed identificati con le nostre stesse proiezioni, convinti che siano realtà.
Il criceto correndo sulla ruota è talmente preso dal suo correre e dall’idea che sta inseguendo (i suoi sogni e i suoi desideri) che non ricorda affatto se stesso, e non ricorda più neanche com’è che è cominciato tutto questo. Egli ha solo una vaga sensazione subconscia che, se smetterà di correre, sicuramente la sua vita sarà un fallimento. E, vedendo tutti gli altri criceti correre come dei matti, pensa fra sé e sé: “Ci sarà pure una ragione se tutti corrono, e se lo fanno tutti... non sarà mica sbagliato che lo faccia anch’io, no?”. Paragonarsi agli altri e alla massa è uno dei “distanziatori psicologici” più potenti, che mantiene l’uomo in uno stato di ipnosi consensuale.
Il karma si ripete in varie forme, e ci aggancia con una ferita karmica. È un’abitudine cristallizzata. Se ripeti sempre una certa cosa, diventerà automatica. E bada bene che un'azione, un’abitudine e un evento in generale sono sempre il risultato di un pensiero ripetuto con continuità.
Ti infili in una rotatoria e torni sempre al punto di partenza. Non ti accorgi di nulla, perché il panorama cambia. Ma la rotatoria è una rotatoria. Non vai avanti.
Puoi cambiare il contesto, ma per come sei fatto dentro, per i tuoi meccanismi interiori, ricreerai in qualunque lavoro, paese e rapporto le stesse dinamiche. C’è anche da dire che alcuni cicli rotatori durano poco, altri molto di più.
Siamo soggiogati dalle nostre stesse convinzioni: la convinzione ad esempio di avere pochi soldi e non poterci permettere ciò che desideriamo. La convinzione di non essere mai scelti da chi amiamo. La convinzione di non essere voluti nel mondo. Queste convinzioni dettano i parametri della nostra esistenza.
Ma cosa pensiamo quando queste dinamiche si ripetono? Pensiamo che siamo sfortunati. “La vita è ingiusta, è colpa loro se sto male!”. Se una relazione va male, la colpa è del partner. Se la prossima si ripete uguale, la colpa è di quello nuovo. Se anche la terza va allo stesso modo, inizio forse a farmi due domande... ma, non conoscendo le ferite, e non conoscendo me stesso nel profondo, posso solo giudicarmi sbagliato. E questo non mi porterà né ad amarmi, né a risolvere il problema, né tantomeno a instaurare una relazione più armoniosa.
Stessa cosa nel lavoro. Se il mio capo mi manca di rispetto cambierò lavoro, e ok, va bene... ma il fatto è che, se non comprendo la lezione che ho da imparare, il prossimo capo mi tratterà uguale. E allora, pensando di avere un problema con l’autorità, faccio la furbata e penso di cavarmela facendo il libero professionista. Solo che non cambierà niente comunque, perché adesso non avrò solo un capo, né avrò di più: i miei clienti.
Immagina un asino legato a un palo da una corda. Per quanto si sforzerà di allontanarsi, la corda lo ricaccerà indietro, perché lui è legato al palo. Non solo, ma con il tempo, più tenterà di farsi largo, più girerà intorno a quel palo. La corda si attorciglierà sempre di più al palo. Si accorcerà. E l’asino avrà sempre meno spazio di manovra. Sempre più bloccato. Fino a farsi strozzare da quella corda. Fino a diventare un tutt’uno con il palo. Questo è vivere identificato con una ferita.
Tu sei come l’asino e il palo è la tua ferita o nodo karmico. Puoi muoverti quanto vuoi, ma il legame ti riporterà sempre a rivivere la stessa situazione di base, la stessa sofferenza. E più cresci, più sarai prigioniero. Stanco della vita. Un tutt’uno con la ferita, con la sofferenza.
La croce qui è che nessuno può sfuggire alle leggi energetiche del mondo interiore, e non avremo altra scelta se non quella di ripetere i vecchi schemi e attrarre persone e situazioni che avvalorino il modo in cui percepiamo noi stessi... A meno che non iniziamo seriamente a lavorare su noi stessi, per portare la luce della Coscienza a tutti questi nostri meccanismi di ipnosi e addormentamento. |